Il bicchiere d'acqua come quarantena. Lettera della studentessa e maestra Camilla Barbieri


Vorrei iniziare il mio diario con una metafora : la mia quarantena è come un bicchiere d'acqua. Pieno o vuoto? 
Beh, questo è proprio ad ognuno di noi che spetta deciderlo.
Ebbene sì, la mia quarantena oscilla tra il bicchiere straripante e quello vuoto ed arido. In altre parole si tratta della mia ricerca dell'equilibrio tra il positivismo e l'ansia, “l'andrà tutto bene” e le incertezze. 

Sono una studentessa universitaria, ma sono anche una maestra. È proprio questa duplice accezione che mi porta ad osservare il bicchiere da angolazioni diverse. Se indosso gli occhiali rotondi blu, sono la studentessa che positivamente crede nella didattica a distanza in questo momento d'emergenza. I professori, chi prima chi dopo, si sono uniti alla ricerca di un metodo utile optando per le lezioni registrate e poi quelle in streaming. Metodo, a mio avviso, assolutamente idoneo per ragazzi ormai sopra i 20 anni ed efficiente per far sì che il programma universitario proceda in maniera più o meno lineare. Con questo non voglio intendere che possa essere sostituito dalla lezione in aula, non fraintendetemi, ma in situazioni d'emergenza gravi, come quella in cui stiamo vivendo, può essere preso in considerazione, rimanendo comunque coscienti del fatto che il rapporto umano-affettivo tra docente - studente e tra studenti tipico della lezione tradizionale, non può essere lo stesso davanti a un schermo. Faccio riferimento alla voglia di trasmettere la passione per una materia agli studenti, a loro volta la voglia assidua di imparare, la volontà di mettersi in gioco, spezzare la formalità della lezione con una battuta divertente, la collaborazione tra studenti che anche se non si conoscono affrontano tutte le barriere emotive e si coalizzano in vista dell'esame, amicizie e amori nati tra i banchi che tra vent'anni ricorderemo con nostalgia.

Se invece vesto elegante sono la maestra che, con tanto dispiacere sogna i suoi bimbi perché ne sente amaramente la mancanza. L'arrivo seppur molto mattutino (io adoro dormire!) a scuola mi viene sempre addolcito dai grandi abbracci e baci dei piccoli ometti, che varcano la porta d'ingresso con un enorme sorriso sulla bocca e carichi per iniziare insieme un'altra giornata. L'entusiasmo nel raccontare alla maestra cosa hanno mangiato per cena o a cosa hanno giocato. La condivisione di idee seppur molto semplici, le risate per la loro 'buffonaggine', gli scherzi, gli sguardi con occhi pieni di entusiasmo. L'entrata in classe della maestra, corrisposta da un enorme HELLO in coro, con piccole bocche spalancate alcune ancora completamente sdentate.

Tutto ciò è quello che mi manca davvero. La preoccupazione del programma scolastico viene dopo ai bimbi stessi, la loro crescita personale e sociale. Proprio per tutte queste emozioni vedo il bicchiere 'mezzo vuoto', perché la didattica a distanza, pur quanto possa essere un ottimo strumento sostitutivo, non può ricreare quell'atmosfera 'magica' della classe.
A quale me dovrei credere? 
Dopo un'attenta analisi su me stessa, sono arrivata alla conclusione che è proprio la combinazione dei due che mi permette di raggiungere quel grande equilibrio mentale di cui si va tanto alla ricerca.

Camilla Barbieri